venerdì 21 marzo 2014

LA NEVE MARRON DEL DESERTO SULLE DOLOMITI



Marron è un colore desueto nel nome ma esistente in natura e nella realtà.
Marron è un brutto tinello in una canzone del maestro Paolo Conte.
Marron è il vassoio dei self-service, simbolo dell’alienazione umana e dell’appiattimento gastronomico.
Marron è la neve delle Dolomiti da ormai tanti giorni.

Gruppo del Sella
I versanti sud sono carichi di… neve e sabbia. Pensavo che la sabbia dalla superficie sarebbe colata all’interno del manto nevoso con il calore di marzo, e invece no!
Le chiazze marron sono evidentissime e restano in superficie perché la natura vuole così.
Valle Ombretta, Marmolada
Oltretutto sulla neve marron a sud si scia meglio che dove le chiazze non ci sono. Inspiegabilmente il firn dura più a lungo nelle mattine assolate: miracolo, no, principio della fisica se lo vogliamo spiegare a tutti i costi, oppure, semplice processo naturale e basta.
La natura ha voluto che un poderoso vento meridionale abbia spinto la sabbia del Sahara fin sulle Alpi con le ultime nevicate di metà febbraio. Che bel contrasto!
allarme arrivo profughi...
Mi immagino i granelli di sabbia spaesati dentro a delle nuvole freddissime che sorvolano il Mediterraneo, le pianure e le città italiane per infine depositarsi sui pendii delle Dolomiti. E quando la neve si sarà sciolta la sabbia africana si mescolerà alla terra dolomitica in una miscela multi-etnico-geologica senza pari. L'insalata del mio orto, affacciato a meridione tra Sella e Civetta avrà anche un gusto Tuareg.  
Il tutto ha dell’incredibile, anche se era già successo, e del politicamente assai corretto.
Io che sono genovese di nascita non mi sono mai meravigliato quando sulle automobili si depositava la polvere desertica rossastra. Succede spesso in riva al Mediterraneo, così come persone di colore o arabe di nascita parlino perfettamente il dialetto di De Andrè, perché il mare è grande e si muove. Anche di notte, sempre per citare volentieri il Conte di "Genova per noi".
Già, si muove, mentre le montagne stanno assolutamente ferme. E allora ci pensa la sabbia a volarsene fin qui, anche alla faccia delle leggi sull’immigrazione.
A casa mia una ricetta ricorrente sono i cajinci al pesto, tanto per capirci.
Questa sabbia sulla neve delle Dolomiti mi fa sentire molto bene quando la guardo. Mi fa sentire fiero rappresentante della razza umana, invece che per le guerre, per il razzismo o per il federalismo. Esteticamente non è un granché perché sa di sporco, contrastando con quella stupida idea di candida purezza che ci siamo fatti sulla neve fin da piccoli.
Ma se penso da dove è venuta, quanto ha volato, quante cose ha visto mi sento bene perché credo nel nomadismo più che in Dio.
Sono ateo dalla nascita (credo) ma penso che Gesù sia esistito davvero e che fosse uno del deserto, come questa sabbia, uno libero (infatti lo hanno messo in croce per invidia) che professava la pace, viveva alla giornata e se la passava bene con poco. Uno che i benpensanti oppositori al nomadismo odierni inchioderebbero volentieri a una croce.
E invece, in barba a tutte queste teorie noiose e inumane, la sabbia se ne è volata dove il vento la portava. Lei, la sabbia, ha fatto la cosa giusta, alla faccia di molti, sciatori compresi.

 (A tal proposito può aiutare un'intervista al "primitivista" Enrico Manicardi che trovate cliccando qui)