sabato 12 settembre 2015

LEGGENDE QUASI METROPOLITANE parte1^

Portatori carichi e turisti leggeri con bastoncini in Himalaya
Erano gli anni ottanta quando Reinhold Messner apparve in qualche foto, durante un avvicinamento himalayano, mentre camminava con tra le mani dei bastoncini da sci.
La cosa, sulle prime, passò inosservata ma neppure troppo.
Sono convinto che avesse preso una storta e usasse i bastoncini un po’ come delle stampelle da sentiero. Fatto stà che dopo qualche anno gli escursionisti, pressati dal consumismo indotto dalla crescita del numero delle aziende che producevano articoli da montagna, iniziarono a usarli per camminare sui sentieri.
Niente di più inutile, ma la cosa ebbe, proprio perché inutile (!) un grande successo e oggi, ma già da diverse stagioni, si vedono sui sentieri moltissimi di questi handicappati (=Aggettivo. Che si trova in condizioni di evidente svantaggio, di manifesta inferiorità) utilizzare le due aste per camminare.
Possono servire se trasportate grandi pesi ma è una cosa che nessuno fa, almeno dalle nostre parti.
Tralascio perché noiosi i racconti di quelli che usano repentinamente i bastoncini per indicare cime o direzioni colpendo il setto nasale di chi sopraggiunge da dietro.
Molti che si avvicinano al semplice camminare sui sentieri per la prima volta, acquistano assieme agli altri innumerevoli articoli inutili (potrei fare un lungo elenco che vi risparmio), anche i bastoncini, considerandoli un attrezzo indispensabile quanto le bombole per i subacquei o la racchetta per i tennisti.
L’essere umano, milioni di anni fa, aveva preso una direzione nell’evolversi da essere scimmiesco in umano, appunto, cercando faticosamente di assumere una posizione eretta, come si vede in quei disegnini di darwiniana memoria,  che ritraggono di profilo una scimmia che nelle immagini che seguono assume una posizione sempre più simile alla nostra odierna.
Certo, l’ultima posizione è un po’ ingobbita, la barba del “modello” è incolta e forse tra le mani ha una clava e il mento ancora troppo prominente, ma, cazzo, sembra un essere umano.
Ammesso che di vera evoluzione si tratti, quell’essere ancora selvaggio cammina però sulle due gambe e usa le mani per afferrare altri oggetti utili alla sua sopravvivenza, come la clava, appunto.
evoluzione?
Dopo avere afferrato innumerevoli oggetti nella lunga epopea della vita, quell’essere un bel giorno ha deciso di afferrarne due, uno per mano, per sostenersi nel camminare, come se un atavico impulso lo avesse fatto ricordare di quando nella notte dei tempi camminava a quattro zampe.
Io quest’impulso non l’ho mai sentito e cammino senza bastoncini, ma sono preoccupato per la moltitudine di persone che lo fanno e che incontro giornalmente. Un po’ come se notassi che la più parte dei miei simili iniziasse a nutrirsi di carne umana. Una cosa, insomma, verso la quale non potrei restare indifferente e soprattutto della quale mi riuscirebbe molto difficile darmi una spiegazione.
Ma invece sui sentieri molte, troppe persone camminano con i bastoncini tra le mani, muovendosi in un modo “nuovo” che l’essere umano mai aveva conosciuto prima. Provate a osservarli, muovono le spalle torcendo il busto a ogni passo pregiudicando seriamente e costantemente il loro equilibrio.
Camminare in equilibrio non è difficile
A parte che i bastoncini impediscono un agile ed eventuale utilizzo di una macchina fotografica, di un binocolo, di grattarsi un orecchio, di scaccolarsi e di fare un sacco d’altre cose che arricchiscono il monotono mettere un piede davanti all’altro: non si può camminare con le mani in tasca!
Sarà che facendo la guida alpina si va spesso piano piano e non si ha l’esigenza di muovere le braccia come quando si va velocemente, ma camminare su un sentiero con le mani in tasca è una cosa che da una soddisfazione enorme, alla faccia di chi dice che è pericoloso. Camminare con le mani in tasca sui sentieri denota un buon equilibrio psichico e fisico di chi lo fa con naturalezza, altro che balle!
Chi ha bisogno di puntellarsi a ogni passo con due bastoncini o è azzoppato, caso in cui l’uso del bastone è necessario, oppure ha qualcosa nel cervello che non funziona.
Salvano le ginocchia in discesa, dicono i più ferrei sostenitori del bastoncino telescopico, ma se le ginocchia venissero piegate a ogni passo assieme alle caviglie al bacino e al busto in una costante e armoniosa ricerca dell’equilibrio imposta via via dalla mutevole natura del terreno, vi assicuro che non se ne sentirebbe nessun bisogno. Anche perché usare per bene le gambe allena i muscoli sopperendo a eventuali deficienze fisiche dovute a eventuali traumi precedenti, salvandoci la schiena, le cartilagini delle ginocchia evitandoci pure di morderci la lingua.
Senza parlare della piacevole sensazione, che il muoversi nella maniera giusta seguendo le ondulazioni del terreno, ci regala a ogni passo facendoci sentire parte ben accetta dal luogo che attraversiamo.
Camminando con i bastoncini ci muoviamo rigidamente, in maniera totalmente innaturale, involuta ed estranea al terreno e all’ambiente che ci circonda, un po’ come se passassimo di lì in fuoristrada.


Liberi dai bastoncini in posizioni naturali
Poi vedo che in moltissimi, se si fermano per fare una breve sosta, quando ripartono si dimenticano dei bastoncini appoggiati a terra, segno della loro non-indispensabilità. Ogni tanto quell’impulso balordo e autoindotto che ce li aveva fatti acquistare, si annulla al nostro interno riportandoci a una condizione più naturale di esseri umani primordiali e felici, spensierati e scaccolati perché con le mani libere e lo spirito leggero.
Basta osservare i popoli che vivono camminando perché non ci sono strade e quindi automobili a casa loro. Il bastone lo usano i vecchi o gli storpi ma nessuna persona sana e in forze.
Alcuni li portano legati allo zaino come un feticcio rassicurante simbolo del terrificante principio del “potrebbe servire”.
Non parliamo poi dell’antieducazione motoria che l’uso dei bastoncini sviluppa in chi li usa. E’ come se anche sui sentieri si fosse alla costante ricerca di un appoggio perennemente mancante nella vita di tutti i giorni.
Invece non potrebbe essere proprio il sentiero un maestro silenzioso, che instilli in chi non le possiede, determinate chiarezze e sostegni morali?
Un sentiero è la natura stessa, è irregolare e appuntito e quindi insegnante specie quando diventa ripido, è una metafora dell’esistenza al pari di una notte nei bassifondi di una grande città, di un concerto del nostro musicista preferito o la strada che ci ha portati sulla montagna dei nostri sogni, qualcosa che ci insegna l’essere giusti verso noi stessi per poi poterlo essere con gli altri. Mica una cosa di poco conto… E noi lo prendiamo a bastonate!?
Due bastoni tra le mani nel percorrerlo ci possono solo fare inciampare nei nostri dubbi e rovinarci goffamente la magnifica esperienza del traslare la nostra posizione con le nostre forze, in equilibrio, mettendo in perfetta armonia le sopracciglia con le dita dei piedi. Provateci leggeri!